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Fratello, Padre, Maestro



   
    Ricordo il maestro Michele Corona con tanta gratitudine per quel senso di profonda serenità e fiducia che sapeva infondere nei cuori con la sua presenza e con la sua vita.

    I miei primi incontri con il Maestro Corona rimontano ai lontani anni del ginnasio, quando noi seminaristi ci stringevamo attorno a lui per apprendere l'arte del canto sacro. Erano gli anni duri della guerra. La povertà era tanta, ma il maestro era sempre sorridente, mentre attorno a lui e all'ottima signora Lucia cresceva la bella numerosa famiglia.

Mons. Martino Scarafile
Mons. Martino Scarafile


     Mi sembra di risentire la sua voce sotto le volte della Cattedrale di Monopoli:
                            «Passer invenit sibi domum ... » «Vexilla regis prodeunt...» «Adoro te, devote ... ».

    Noi seminaristi eravamo stipati sull'organo accanto a lui, che era sempre pronto a sorridere e perdonare le nostre vivacità e irrequietezze.

    Dopo gli anni del Liceo e della Teologia ritrovai il maestro Corona il 1959 in Cattedrale, quando ritornai a Monopoli come vicerettore del Seminario; era ancora lì al suo posto in Cattedrale, sempre sorridente, sempre amabile, mentre la sua famiglia si era arricchita dell'ottava ultima figlia.
    
    Dopo una ventina d'anni, ecco come d'incanto, ritrovo il maestro Corona sulla mia strada.

    Era l'anno 1970 quando fui inviato a Conversano come parroco della Parrocchia del Carmine: il Maestro Corona era fra i miei parrocchiani. Ricordo perfettamente che nei tanti momenti difficili della mia vita mi fu fraternamente vicino, sostenendomi e incoraggiandomi e dandomi opportuni suggerimenti per il canto sacro.

    Da Vescovo sono stato vicino al maestro Corona soprattutto in tre occasioni: il 50.mo di matrimonio, la sua dolorosa malattia nell'ospedale di Acquaviva delle Fonti e la celebrazione della sua nascita eterna in Cristo nella Parrocchia del Carmine di Conversano.

    Celebrammo le nozze d'oro il 22 gennaio 1984 con la splendida liturgia della domenica 3.a fra l'anno: una liturgia di luce. Di luce, di attesa e di speranza ci parlarono il profeta Isaia e il Vangelo di quella domenica, mentre nel salmo responsoriale acclamammo il Signore   «mia luce ... mia salvezza ... mia difesa».

   Ricordammo il rapporto di intimità di Dio con tutti noi, suo popolo, e dicemmo che di questo rapporto i coniugi Michele e Lucia erano stati per cinquant'anni segno smagliante con il loro amore consacrato a Dio.

    Non mancò il ricordo affettuosissimo per la primogenita, Suor Imelda, offerta  generosamente al Signore tra le Carmelitane scalze di Moncalieri.








    Un quadretto, dipinto e donato ai genitori da Sr. Imelda, ci aiutò a penetrare il luminoso messaggio della liturgia di quel giorno : si ammira una spiaggia piena di luce in un cielo anch'esso luminosissimo, mentre due vele si avvicinano dolcemente alla riva, con la scritta " come è dolce pensare che remiamo verso una spiaggia eterna ".

    «Non ci sono parole , diceva suor Imelda in quell' occasione ai genitori,  per esprimere la riconoscenza, prima di tutto al Signore per questi anni che vi ha concesso, per tutte le grazie con cui ha accompagnato la vostra vita, per il dono dei figli, per il bene che vi vogliono.
    Voi lo sapete che vi vogliamo bene e che non basterà l'eternità per ringraziarvi di quello che avete fatto per noi.     









    

    L'incontro che ebbi con il maestro nell'ospedale di Acquaviva delle Fonti fu occasione di grande scuola per me: era afflitto da atroci sofferenze ma le sopportava con cristiana rassegnazione e con il nome di Gesù sulle labbra.

    L'ultimo incontro fu il 23 maggio 1984 in occasione della liturgia pasquale della sua morte. C'era la consorte Lucia, inconsolabile nel suo dolore c'erano i figli e i nipoti, tanti amici e c'era la Schola Cantorum «Madonna della Madia» di Monopoli, la sua Schola. All'altare uno dei suoi tanti alunni, ora vescovo.

    Ricordammo il suo amore al Signore, la tenerissima devozione alla Madonna, il culto per la famiglia e la musica.
Corale fu la commozione, generali le lacrime quando, alla fine del rito, la Schola intonò un inno alla Madonna composto dal maestro.

    Parole e musica dolci e intrise di struggente nostalgia per il cielo e l'eternità:


“Ave, o Madre, Regina del mondo,
protettrice, potente avvocata,
il tuo popolo lieto e giocondo
a te scioglie i suoi canti d'amor.
Inni e cantici lieti sciogliamo
a Maria della Madia Regina,
rose e gigli nei campi cogliamo
per ornare il suo trono d'amor ”

    Caro Maestro Corona, a ben rivederci nell'eternità: canteremo insieme e per sempre la canzone delle tue nozze d'oro: Signore ... mia luce ... mia salvezza ... mia difesa, e canteremo alla Madonna della Madia, Madre e Regina.

                                                                           Mons. Martino Scarafile
                                                       
(già Vescovo Ausiliare di Monopoli e Vescovo di Castellaneta)


       

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