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Le rondini che in Cielo disegnano...

Prof. Matteo Fantasia


   
    Il ricordo del Maestro Corona nella storia dell'Istituto Magistrale di Conversano è di quelli che il tempo non cancella, tanto esso è caratterizzato dall'onda musicale, anzi del canto corale, che in quell'arco di tempo di 6 anni sembrò avvolgere e prendere uomini o cose.

    

    In quegli anni l'Istituto ebbe e cantò il suo inno che il Maestro compose per la festa di San Benedetto, la festa di primavera. Ed era quella per tutti, giovani e anziani, la primavera della vita, la primavera delle speranze, che la realtà avrebbe poi disilluso e distrutto, come peraltro avviene sempre in questa nostra esistenza.

    E se vogliamo, il Maestro Corona era il simbolo vivente di questa contrapposizione tra la speranza e la delusione, solo che per lui la speranza si ammantava di canto e di musica e fuori di quel mondo era la dura lotta della vita. Ma, finchè restava immerso nella musica e finchè i sogni aleggiavano nel canto, il Maestro Corona si asteneva da questo mondo, forse si angelicava sprigionando una forza fascinosa che attraeva gli altri, quanti cantavano con lui o lo ascoltavano.

    Così in quel tempo la disciplina del canto corale e della musica, da cenerentola tra le materie d'inseqnamento, assunse a pari dignità con le altre e dominò negli incontri, nelle celebrazioni, nelle feste.
Così le gare di canto corale tra intere classi e gruppi di alunni, diretti dal Maestro Corona (Egli solo era Maestro, i Colleghi erano Professori) ascoltarono brani popolari e brani classici, da Rossini a Handel a Schubert a Vivaldi a Palestrina.

    Nell'anno scolastico 1964/65, per dare maggiore prestigio alla materia, Egli volle nella scuola la presenza della Polifonica Barese del Maestro Grimaldi, quasi a porre un fondamento storico al futuro sviluppo della disciplina, anche grazie alla illustrazione storica che ne fece il Maestro Marrone, docente di Storia della Musica presso il Conservatorio Piccinni di Bari. Quindi si accedette agli Oratori, ai corali di Mozart e di Bach, di Pergolesi e via dicendo.
Cattolico di fervida fede trasferì i Cori in Cattedrale nel mese di Maggio in onore della Madonna della Fonte: e lì si cantarono le Laudi, le Ave Marie di Gounod e di Verdi e le parti corali dello Stabat Mater del Pergolesi.

    E Lui in prima linea all'organo o a dirigere o a cantare, esaltandosi e trasfigurandosi trascinando nella sua estasi i colleghi insegnanti di musica, dalla Vigliano alla Leonardi alla De Marzo, gli alunni che cantavano e tutti gli altri che ascoltavano. E non basta, perchè volle avviare alla composizione anche gli alunni che idearono testi e musica e li eseguirono nelle cerimonie di chiusura delle annue fatiche scolastiche, che per Lui non erano fatiche tanta era la dedizione, la passione che metteva nell'insegnamento.

    Nel 1967 portò a Bari ben 110 alunni alla Rassegna Provinciale di Canto corale del Provveditorato agli Studi, che ebbe luogo nel Teatro Piccinni. Il Coro eseguì l'Ave Maria del Da Victoria curata « in modo da mettere in evidenza l'espressione di drammatica trasfigurazione della sofferenza che il misticismo dell'autore, conterraneo di  S. Teresa d'Avila e di S. Giovanni della Croce, aveva elevato al grado di estasi».

    Il Maestro Corona era sul suo terreno, misticismo ed estasi, ed il Coro guidato da una giuria presieduta da Nino Rota, meritò il primo premio. In quell'occasione Michele Corona mi abbracciò felice, felice come mai lo avevo visto, felice non tanto per sè, quanto per il Preside, per la Scuola, per i giovani.

    Fu in questo momento che il Maestro Corona compose l'Inno del Magistrale pieno di sole di giovinezza, di speranza. Sentitelo:

    Quando l'istituto, i mille alunni, i cento docenti lo cantavano, il mondo intorno sembrava diverso e il Maestro Corona raggiungeva il massimo di felicità interiore, che gli faceva però sorridere gli occhi, che brillavano in quel velo di mestizia che gli avvolgeva il volto segnato dalle amarezze della dura esistenza, dalla quale solo la musica e il canto avevano la potenza di liberarlo sia pure per poco.

    E quel canto di primavera a me è rimasto nel cuore con il caro ricordo dell'immagine dell'Autore; fu il canto del cigno del Magistrale “le rondini che in cielo disegnano parole di speranza”, svanirono con la contestazione studentesca degli anni seguenti; l'idillio finì, scomparve con il Maestro Corona la Musica e il Canto.

    Egli però rimase nel cuore e nel cuore per sempre del Preside certamente e forse nel cuore di tanti altri.

                                                                                           Prof. Matteo Fantasia


       



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